Emanuele95

  1. Ponte, l'ingegner D'Andrea: "Perchè dico sì sul piano economico,tecnico e della fattibilità"

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    Messina
    By *Sayrus* il 14 Nov. 2016
     
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    Riceviamo e pubblichiamo queste dettagliate riflessioni sul Ponte inviate dall'ingegnere Roberto D'Andrea, che risponde, sul piano tecnico e analitico al fronte del no all'opera.
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    In merito alla rubrica domenicale “Se il no al Ponte ci fa somigliare all’ultimo giapponese in una guerra che non c’è” (leggi qui), riceviamo e pubblichiamo la seguente riflessione dell’ingegner Roberto D’Andrea.

    “Condivido la doverosa premessa di non dovere credere alle promesse del presidente del consiglio: i paragone con i regali di Babbo Natale lo trovo perfetto.
    Mi complimento con lei, non perché io sia sempre stato un sostenitore del ponte ed intenda spiegarne le ragioni, ma perché lei è una delle poche persone che pubblicamente sta dichiarando di aver cambiato, dopo tanti anni, il proprio convincimento dopo una lunga ed attenta riflessione sulle nostre maggiori criticità.
    Purtroppo però esiste una percentuale della popolazione che è fermo sul no.
    Sono sempre stato convinto che il fronte del no fondi le proprie ragioni su argomentazioni precostituite ed errate, frutto di una scarsa conoscenza di temi quali le infrastrutture e quelli ad esso collegati, quali l'economia e l'ambiente; restando quindi fisso sulle proprie posizioni, senza rendersi conto che il mondo ogni giorno cambia e che nazioni straniere, che cinquant'anni addietro erano per noi italiani il terzo mondo, oggi ci hanno abbondantemente superato.
    Penso ad esempio al costruendo ponte tra la Russia e la Crimea (almeno 8 miliardi di dollari), così come alla Cina che nella classifica dei grandi ponti (oltre un km di campata) è presente con ben 7 manufatti.

    Certo il ponte ha pure le sue criticità, soprattutto nella fase cantieristica, non v'è dubbio alcuno, ma quale grande opera non le ha? E questo spiega perché sia obbligatorio svolgere il procedimento della valutazione di impatto ambientale, al fine di mitigare gli effetti. Ma se partiamo dal presupposto che qualunque opera ha un sia pur minimo impatto allora non si costruirebbero le autostrade, le ferrovie, i porti, e così via. Se poi riteniamo di essere un paese civile (qualche dubbio resta) certamente non ci si arrende alla mafia. Sappiamo bene che la mafia è presente nella nostra regione, ma pur essendo un nostro male endemico da decenni ormai sta su tutto il territorio nazionale.
    Non fare un'opera perché in Sicilia c'è la mafia equivale alla resa (almeno su questo siamo in sintonia con il presidente del consiglio; alla criminalità organizzata lo stato deve opporsi con le forze di polizia e con la magistratura, non certo con il blocco degli appalti.

    Terzo punto, l'aspetto economico.

    E' opinione diffusa tra tanti oppositori al ponte che lo Stato prima di spendere per l'attraversamento stabile dovrebbe finanziare opere più utili e necessarie per la nostra città e provincia (si pensi alle scuole e più in generale alle opere di urbanizzazione, ed anche ad opere di messa in sicurezza del territorio)
    L'osservazione, in linea di principio, è moralmente ineccepibile; peccato che la possibile realizzazione del ponte non ha nulla a che vedere con la nostra città, ma è soltanto un tassello di un puzzle molto più grande che, casualmente, passa, per ovviie ragioni geografiche, da Messina.
    Si, un tassello da 4-5 miliardi di euro in un puzzle, di circa 30 miliardi, che si chiama corridoio 1 della TEN-T (Trans European Networks - Transport); dove un altro tassello, ad esempio, è la galleria di base del Brennero (tratta Bolzano - Innsbruck) il cui costo ad oggi è pari a circa 9 miliardi (quindi il doppio del ponte).
    Ma gli oppositori al ponte si rendono conto che questi soldi la comunità europea li mette a disposizione soltanto nell'ambito di progetti di interesse sovrannazionale, e che pertanto li possiamo avere solo per il ponte - in quanto tassello di un puzzle - e che per le altre menzionate opere, per quanto condivisibili ed anche prioritarie, la comunità non prevede nulla?
    Il fronte del no comprende che le grandi infrastrutture hanno sempre apportato benefici, cioè progresso e lavoro, come lei giustamente afferma all'ultimo dei 5 punti, e che solo una grande opera può imprimere una svolta ad una città sempre più in crisi? Non si rende conto il fronte del no che se questi soldi non vengono spesi nell'attraverso stabile verranno utilizzati per tale corridoio 1 in altre parti? E che comunque qualunque altra opera, ancorché condivisibile e necessaria anche per il sottoscritto, non ha nulla a che vedere con questo finanziamento?

    In ultimo la fattibilità.
    Tra le tante ragioni del no sento parlare di impossibilità tecnica alla realizzazione.
    Ovviamente questa affermazione,proviene sempre da persone che naturalmente avranno un qualunque titolo di studio (diploma o laurea che sia) ma certamente non la laurea in ingegneria. Anche il più stupido di noi ingegneri non si permetterebbe mai di fare una simile affermazione.
    Mi domando: siamo ai limiti delle conoscenze in materia ed il progetto redatto dal contraente Eurolink è stato firmato dalle tre più grandi società esistenti al mondo esperte in ponti di grande luce, tra queste la danese COWI.
    Come può un comune cittadino sostenere pubblicamente che l'opera non si possa tecnicamente realizzare di fronte alla firma di società leader mondiali?
    Concludo con una riflessione: purtroppo in questa città c'è ancora tanta ignoranza sul tema e quindi non posso non apprezzare, dopo tanti anni, chi ha il coraggio di ammettere pubblicamente di aver cambiato opinione.

    Cordialmente

    Ing. Roberto D'Andrea
    Fonte: TempoStretto

    Edited by *Sayrus* - 25/3/2020, 19:13
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